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VERDICCHIO DEI
CASTELLI DI JESI DOC
Il Verdicchio
dei Castelli di Jesi, rispetto al tipo "Classico", non
presenta variazioni nella composizione, nel colore, nella
gradazione alcolica. Si tratta di un vino particolarmente
strutturato con un gusto di frutta tanto che lascia in bocca
lunghi ricordi di mela, susina e soprattutto di mandorla. La
diversità sta essenzialmente nel comprensorio geografico
che, rispetto a quello del Classico, è situato più a nord e
nella natura dei terreni, nel microclima e nell'insolazione
che possono produrre alcune diversità nel gusto. Rientrano
in tale zona limitati teritori della provincia di Macerata. |
L'uva
verdicchio è autoctona delle Marche centrali: non ci sono
altrove viti uguali. Oltre ai vini Castelli di Jesi
Classico e Spumante, sono stati creati i vini: Riserva,
Classico Superiore, Passito.
Interessa i territori collinari della provincia di Ancona
con fulcro nei castelli di Jesi. Molti i riconoscimenti
internazionali e le promozioni in Musei e Feste dell'Uva. |
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VERDICCHIO DI
MATELICA DOC
La
disposizione Nord-Sud della sinclinale camerte, valle che
ospita i vitigni, impedisce l'arrivo degli influssi
mitiganti marini generando un microclima caratterizzato da
maggiori escursioni termiche notte/giorno ed estate/inverno.
L'effetto di tale clima origina un'uva ricca di estratti,
aromi primari, zuccheri e polifenoli che si traduce in un
vino dotato di un elevato corpo che conferisce una
particolare attitudine all'invecchiamento. La viticoltura è
antichissima in questa regione: testimonianze paleobotaniche
(semi di vite rinvenuti nella tomba di Villa Clara nel 1998)
risalenti al periodo piceno indicano uno sviluppo fiorente
della viticoltura sicuramente almeno a partire dall'VIII
secolo avanti Cristo. |
Prodotto a
ridosso dell'appennino tra le province di
Ancona e Macerata con epicentro a Matelica. L'area vitata è
di circa 270 ettari ad altitudini tra 400 e 650 m nei comuni
di Camerino, Gagliole Castelraimondo, Matelica, Cerreto d'Esi, Esanatoglia
e Fabriano. Il Consorzio di tutela
riunisce 10 cantine imbottigliatrici. E' promosso nelle
enoteche a all'annuale Festa dell'Uva di Cerreto d'Esi |
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ESINO DOC
Nato da una
costola di prestigiosi vini, quali i due verdicchi, i rossi
"Conero" e "Piceno", è entrato in produzione nel 1995.
Quindi una denominazione d'origine controllata che è
aggiunta a quelle tradizionali e che, però, si inserisce nel
solco di tradizioni consolidate.
Qesta DOC comprende quattro tipologie di vini: "Esino
Bianco". "Esino Bianco Frizzante", "Esino Rosso" ed "Esino
Novello". |
Tutta la
Provincia di Ancona e i territori di Macerata delimitati dai
disciplinari di produzione dei Verdicchi di Matelica e dei
Castelli di Jesi, possono concorrere alla produzione della
DOC "Esino". |
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VERNACCIA
CERRETANA
L'uva
vernaccia cerretana è caratterizzata da un grappolo
decisamente grande, di dimensioni maggiori della Vernaccia
Nera di Serrapetrona. La sua grandezza, unitamente alla
buona fertilità delle gemme, comporta una generosa
produttività. Il vino che deriva dalla vinificazione di tali
uve si presenta di colore rosso rubino con riflessi
violacei, con intenso profumo floreale, fruttato e con un
gusto acido, amarognolo, poco astringente nonostante la
buona struttura complessiva. Data la generosità produttiva
del vitigno, le caratteristiche enologiche vengono
ulteriormente valorizzate con una tecnica colturale
appropriata che ne limita la produttività. |
Un vitigno
non più coltivato a causa dell'abbandono delle terre nel
secolo scorso, oggi rivalutato da varie aziende agricole del
comprensorio, principalmente nel Comune di Cerreto d'Esi.
E' promosso annualmente durante la tradizionale Festa
dell'Uva. |
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SAPA
La Sapa si
preparava nelle case in occasione della vendemmia. Si
filtrava il mosto, si riempiva un pentolone, poi messo sul
fuoco a legna per una lenta bollitura (circa 15 ore), fino a
ridurne di tre quarti la quantità. Il nettare d'uva ottenuto
veniva fatto raffreddare dopo di che si imbottigliava
e si riponeva in dispensa per le varie occasioni. Era usato
per migliorare i dolci di Natale e Carnevale, per preparare
tortini ripieni di marmellate, per le crostate, per
insaporire la polenta, per impastare ciambelle, per
preparare i lonzini di fico... |
Usata un tempo come dolcificante
dei poveri, oggi viene recuperata da aziende alla ricerca
dei "Sapori della memeoria" come "La Bona Usanza" nell'arceviese
e anche da cultori di ricette tradizionali. E' stata
sperimentata sui fegatini alla salvia e nella granita alla
sapa. E' promossa annualmente alla Sagra di Rosora. |
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VINO COTTO
Il mosto
ottenuto dalla spremitura delle uve viene cotto a fuoco vivo
su un caldaio di rame fin quando l'evaporazione non riduce
il contenuto almeno di un terzo. Si può aggiungere una mela
cotogna per quintale di mosto per dare più aroma alla
bevanda. Una volta raffreddato, il mosto concentrato viene
posto in caratelli di rovere ove è lasciato fermentare.
Il risultato è una bevanda che ricorda il vino passito. La
tradizione vuole che la tecnica di produzione derivi dagli
antichi Piceni. Ha una gradazione di circa 14 gradi, sapore
gradevolmente dolce, aroma fruttato, colore dal granata al
rubino. |
Tipico prodotto enologico delle
Marche, vinificato soprattutto nelle zone collinari e delle
province di Ancona e Macerata. Inserito nei Prodotti
Agroalimentari della Tradizione con un preciso disciplinare
dalla Regione Marche. Recuperato da molti produttori è
festeggiato a Serra San Quirico insieme al Biscotto di
Mosto. |
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VINO DI VISCIOLA
La base di
questo vino tradizionale rimane la visciola, antica varietà
di ciliegia selvatica (Prunus cerasus) dal colore rosso
scuro e dal sapore acidulo, adatta anche per le marmellate.
La ricetta prevede di raccogliere le visciole mature e
metterle ad essiccare al sole e, quindi, porle a macerare
con lo zucchero fino a ottenere uno sciroppo denso che,
nella stagione della vendemmia, viene aggiunto al mosto in
ebollizione. Il sapore del vino è intenso ma delicato, il
retrogusto gradevole e amarognolo, mentre all'olfatto si
riconoscono aromi di ciliegia. Si accompagna a dolci rustici
marchigiani quali anicini, ciambellone e biscotti di mosto. |
Tradizione
antica che interessa tutto il territorio marchigiano, quella
dei vini aromatizzati che, a partire dal Medioevo e dai
castelli nobiliari, attraverso la sapienza contadina, è
arrivata fino a oggi. Promossa nelle degustazioni
fieristiche, purtroppo si esaurisce velocemente a causa
della produzione troppo limitata. |
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MISTRA'
Il Mistrà è
un liquore tipico marchigiano e laziale ottenuto per
distillazione di alcol di vino e aromatizzato con l'anice
(alcol a 40-45°). Trae le sue origini dalla conquista
dell'omonima città (nei pressi di Sparta) da parte della
Repubblica Veneta, avvenuta nel 1687. I veneziani scoprirono
l'ouzo che, portato in patria, divenne il liquore per
eccellenza della Serenissima. Le dominazioni austriaca e
francese ne segnarono il declino in Veneto. Nel tempo però è
divenuto una tipicità delle regioni predette pur con
sensibili differenze. Il mistrà, a differenza dell'anisetta
e della sambuca, entrambe dal sapore dolce, ha un gusto
molto secco che lo rende ideale per correggere il caffè ma è
adatto ad essere servito anche liscio. |
A fine 800 il
mistrà venne riscoperto da Girolamo Varnelli che ne
interpretò e perfezionò la ricetta con l'intenzione di
creare un decotto contro la malaria per i pastori
transumanti in Maremma, creando il Varnelli, l'Anice Secco
Speciale tipico prodotto marchigiano. Essendo un prodotto di
tradizione contadina di norma è prodotto e consumato in
casa, il Varnelli, invece, leader nel settore è
commercializzato su vasta scala. |
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